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    I trapianti precoci, possibili correzioni e limiti

    Di frequente posso osservare come nella nostra società l’efficienza di un mezzo genera una evidente perdita di controllo sul bisogno che ne dovrebbe causare l’utilizzo. Questo è in due righe quello che è successo all’intervento di autotrapianto. In altri settori, con modi diversi, è avvenuta più o meno la stessa cosa e tra i molti esempi che mi vengono in mente l’acquisto del cellulare per i bambini minori di 10 anni è forse quello che mi ha colpito di più.

    La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha dato l’allarme evidenziando i rischi di questa moda ormai molto diffusa. La Società Italiana (SITRI) e quella Internazionale di Chirurgia della Calvizie (ISHRS) da anni fanno lo stesso per contrastare il fenomeno dei trapianti nei giovani.

    Tra le mancanze di controllo sulle azioni, esistono similitudini molto evidenti, ed in particolare: la scarsa percezione della loro diffusione, la giustificazione e l’impossibilità in alcuni casi di correggere le conseguenze.

    Nonostante le campagne informative a favore dei pazienti, un solco sempre più profondo si sta evidenziando tra chirurghi che mettono in atto comportamenti etici e propongono l’intervento chirurgico a fronte di una corretta indicazione, e chi invece considera il trapianto come una merce appetibile che se ben venduta può certamente portare profitto.

    Per questi ultimi, i “clienti” più facili sono i giovani spaventati.  La perdita dei capelli intacca come ben sappiamo l’immagine e la percezione di sé. Nel mondo di Instagram e dei selfie come possiamo non capire la paura di un ragazzo ed il desiderio di fare qualcosa? Per lui il bisogno va colmato, qui ed ora.

    I giovani sono quindi un bersaglio perfetto, approcciati tramite diversi canali tra cui internet, pubblicità su giornali, agenzie di viaggio, parrucchieri con il proprio tornaconto e, in un attimo, l’intervento non è più una sofisticata procedura chirurgica con regole precise, ma una “merce “che a tutti i costi viene adattata al compratore.

    E’ questo adattamento, spesso privo di ogni lungimiranza, che evidenzia in tempi brevi o medi i danni fatti da una procedura troppo precoce.

    La calvizie difatti evolve con tempi e modi variabili e, con inesorabile progressione, svela i limiti degli interventi senza che il medico potesse intuire l’evoluzione del fenomeno. Le terapie, che rappresentano spesso un’ottima soluzione per evitare il trapianto, o posporlo in una età in cui le valutazioni sui rischi evolutivi sarebbero più precise, sono disattese da una buona percentuale dei pazienti giovani a cui il trapianto è stato venduto come la soluzione definitiva, senza spese aggiuntive.

    E’ impossibile avere i numeri esatti di questo fenomeno che si sta allargando rapidamente ma le prime sensazioni sono preoccupanti. Purtroppo ai giovani pazienti non è chiaro come le conseguenze di scelte sbagliate siano un’onda lunga, e mi rammarica dover ammettere che gli straordinari miglioramenti apportati dalla tecnica FUE sono anch’essi utilizzati per semplificare e rendere più attraente questa mercificazione.

    Molte altre onde analoghe abbiamo viste in medicina? Quale ortopedico oggi nel 2017 toglie allegramente un menisco? Conosciamo i prezzi che sono stati pagati.

    Negli ultimi anni sono divenuto intollerante ai distinguo ed alle giustificazioni. E’ come sentir dire per riprendere l’esempio con cui ho iniziato: “Sono contrario ai telefonini ai bambini ma a mio figlio Mario ho dovuto darlo perché davanti dalla scuola non si riesce a parcheggiare”….. , e così …. “se non lo opero va da un altro …, e poi mi ha detto “dottore guardi che adesso ho 21 anni, sa cosa mi frega di avere i capelli a 30!!””

    I confini del rifiuto all’intervento si spostano e a volte si annullano. Le giustificazioni sono sempre più varie unite alla paura della “sedia vuota”, dell’equipe da mantenere, della concorrenza sleale ecc.; ma la verità è scomoda.

    Delle conseguenze mi riprometto di parlare nel corso della presentazione ma ancora una volta è evidente che esistono casi in cui le correzioni non possono che limitarsi a camouflage più o meno complessi.

    La prima tecnica di correzione dei trapianti precoci è apparentemente la più semplice: Basta dire NO! Basta non farli ed essere in grado non solo di motivare la scelta, ma di supportare il paziente con ogni possibile alternativa. Avere una rete forte di collaborazioni professionali che vi aiutino a gestire il paziente e le sue richieste senza doverlo operare per forza.

    Di questi NO, garbati e motivati molti pazienti vi ringrazieranno.

    Per tutte le volte che ormai è troppo tardi è utile sapere che le tecniche chirurgiche di correzione si possono dividere in diverse categorie:

    Tecniche Integrative

    Quando l’evoluzione della calvizie disgiunge le aree di cuoio capelluto precedentemente trapiantate ma queste possono ragionevolmente essere integrate utilizzando una zona donatrice ancora disponibile

    Tecniche sottrattive

    Quando è necessario rimuovere innesti precedentemente posizionati perché è impossibile ripristinare un’estetica normale. Queste tecniche possono essere parziali o totali.

    Tecniche di camouflage

    Quando il fallimento parziale o completo dei precedenti interventi rende necessario camuffare le cicatrici in area ricevente o in area donatrice

    I piani chirurgici devono tener conto di molteplici aspetti che saranno presi in esame nel corso della presentazione, avendo consapevolezza dei limiti della tecnica ed evitando compromessi che possano creare pericolosi circoli viziosi.

    PIERO TESAURO
    Specialista in Chirurgia Plastica
    Milano

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